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La curva di Gauss e la dieta-etica

Si premette che leggere questo post senza prima aver approfondito l'analisi di "La curva di Gauss. Ossia cosa in natura è normale e cosa no" può non far comprenderne il contenuto.


Definizioni (fonte Wikipedia):
In zoologia è definito erbivoro un organismo che si nutre prevalentemente di materia organica vegetale vivente. In zoologia si definisce carnivoro un animale con una dieta consistente in massima parte di carne. Per onnivoro si intende in biologia un organismo che si nutre di un'ampia varietà di alimenti. La classificazione della dieta di un animale come "onnivora" non si basa sull'assunzione sporadica di sostanze diverse da quelle presenti abitualmente nella dieta.

Tutto ciò in linea di massima. Negli animali superiori persiste una certa flessibilità nelle abitudini alimentari. Ma per definirli erbivori, carnivori od onnivori si considera l'alimentazione prevalente (di norma in senso gaussiano) e non quella eccezionale (estremi gaussiani). 
Queste prime osservazioni sulla dietologia naturale degli animali superiori (vertebrati più evoluti) è ovviamente fondamentale per comprendere la dietologia naturale dell'uomo. 
Purtroppo tali fondamentali osservazioni non sono mai prese in considerazione nelle moderne analisi dell'etica alimentare umana. Così come non sono mai pesati neppure i motori economici che in modo subdolo altrettanto ovviamente le guidano e le mistificano. Sull'aspetto economico torneremo alla fine.
Dati tratti da: Hickman LS, Cleveland P, Roberts AL, 1995. Zoologia. Napoli: Edises.


Fin dalla comparsa delle prime cellule, la natura ha collaudato un sistema che equilibrasse la comparsa e la scomparsa degli organismi viventi sul Pianeta.
Si sono dapprima formati microrganismi a metabolismo vegetale (fotoni trasformati in principi nutritivi: fissazione dell'energia in materia)  e una volta avvenuta una cospicua radiazione adattativa, si sono formati microrganismi a metabolismo animale (principi nutritivi trasformati in fotoni: trasformazione della materia in energia). "A immagine e somiglianza" di microrganismi unicellulari vegetali e animali comparsi 3 miliardi di anni fa, si sono quindi evoluti su un piano evolutivo basato sul principio di similitudine (per dettagli vedere Studio interdisciplinare) anche gli agglomerati di cellule che hanno dato vita (1 miliardo di anni fa) a un livello di coscienza superiore: gli organismi pluricellulari piante e animali.
Sempre per lo stesso identico obiettivo di mantenere equilibrato l'ecosistema (sistema "ordinato" perchè chiuso e non sottoposto a entropia) la natura ha evoluto una catena alimentare.
Con la comparsa di animali vertebrati superiori (mammiferi) la sofisticatezza della dieta si è fatta sempre più netta. E questo ha portato a una notevole specializzazione dei loro apparati digerenti.
Vediamo alcune differenze tra lo sviluppo degli apparati intestinali di
 erbivori, carnivori, onnivori.



Gli erbivori devono ricavare energia da strutture vegetali ingerite. Essendo queste strutture diverse dall'organismo animale, hanno sviluppato due vie che si compenetrano e coordinano. La prima è un apparato di "camere di fermentazione" (pre-stomaci negli erbivori ruminanti, intestino crasso negli erbivori non-ruminanti, doppia digestione coprofagica in altri erbivori) dove la materia vegetale è pre-digerita da microrganismi (batteri, protozoi, lieviti). La seconda è un apparato enzimatico proprio (proteine enzimatiche e altre molecole cofattori enzimatici) prodotto dal tubo digerente per digerire il risultato della pre-digestione batterica.
La digestione degli erbivori quindi è molto complessa, lunga e continua. Il risultato è la messa a punto di un apparato digerente relativamente molto voluminoso e lungo rispetto a carnivori e onnivori.
I carnivori devono ricavare energia da strutture animali ingerite. La loro digestione avviene prevalentemente tramite una via enzimatica propria molto potente. Che per quanto complessa necessita di tempi relativamente corti per cui le strutture anatomiche stesse del tubo digerente sono meno voluminose e più corte rispetto agli erbivori. Ricordiamo infine che una via batterica per una fermentazione digerente comunque è presente anche nei carnivori ed è fondamentale alla via enzimatica allo stesso modo che negli erbivori.
Gli onnivori si nutrono di substrati sia vegetali che animali. Ma sono una categoria molto più eterogenea dal punto di vista metabolico rispetto alle prime due. Ricavare energia si intende infatti capacità di sintetizzare "glucosio", substrato energetico indispensabile per il funzionamento cellulare (più che mai delle cellule nervose). E la capacità di ricavare glucosio dalla cellulosa vegetale è tipica degli erbivori (ruminanti e non), ma non degli onnivori. Quindi, la distinzione degli onnivori è da riferire più alla tipologia di dieta, che al metabolismo. Vi è quindi prevalenza di una fonte alimentare e opportunismo ad un'altra, in base alla necessità e disponibilità di integrazioni. L'uomo non è in grado di digerire la cellulosa e come tutti i Primati si può definire un onnivoro prevalentemente erbivoro opportunista carnivoro


Tutto ciò è emerso da una mera analisi biologica. Proseguiamo quindi con ulteriori definizioni tipiche delle mode alimentari per addentrarci successivamente nei loro risvolti etici ed economici.

Il vegetarianismo (da vegetariano, adattamento dell'inglese vegetarian, o vegetarismo) nell'ambito della nutrizione umana, designa un insieme di diverse pratiche alimentari accomunate dalla rigorosa esclusione delle carni di qualsiasi animaleNel vegetarianismo si distinguono il latto-ovo-vegetarianismo, il latto-vegetarianismo, l’ovo-vegetarianismo, il vegetalismo o veganismo dietetico, il crudismo vegano e il fruttarismo. Coloro che seguono queste pratiche alimentari sono classificati comunemente come vegetariani.
Fonte Wikipedia


Il veganismo (dall'inglese veganism) è una filosofia di vita basata sul rifiuto di ogni forma di sfruttamento degli animali (per alimentazione, abbigliamento, spettacolo e ogni altro scopo). Il veganismo così inteso viene anche definito veganismo etico come distinzione dal veganismo dietetico (o vegetalismo), una pratica alimentare basata sull'esclusione di tutti i cibi di origine animale.
Fonte Wikipedia

Per queste tendenze culturali la scelta di boicottare alimenti di origine animali (carne, latte, uova, miele) pare sia sempre più diffusa, pur non sapendo realmente quanto individualmente siano scelte permanenti o temporanee.
Paradossalmente però (ma senza scandalizzarsi essendo paradossale la società moderna stessa) non si è consapevoli del perchè si fanno queste scelte.
Scopo di questo post quindi è creare coscienza sulla natura animale (umana compresa) per giustificare o meno queste tendenze.
Fondamentalmente i motivi per cui non si mangiano prodotti animali sono due. Uno etico e uno nutrizionale. Strettamente interconnessi dal fattore economico.
Ebbene quello etico è evitare inutili sofferenze animali.
Quello nutrizionale è ritenere che alimentarsi di prodotti animali non sia indispensabile se non addirittura nocivo.



Dal punto di vista nutrizionale 

Questo post non ha lo scopo di essere altra rassegna ai fiumi di parole già spesi riguardo pro- e contro- il consumo di tali fonti alimentari. Vorrei focalizzarmi solo su tre aspetti fondamentali che contraddistinguono in modo esclusivo questi alimenti per la nutrizione umana:

1- il contenuto di ferro-eme 
2- il contenuto di proteine nobili (aminoacidi essenziali)
3- il contenuto di colesterolo.


Ferro-eme
L'ossigeno è un gas tossico per le cellule dell'organismo (vedi capitolo Studio interdisciplare: 1.3 L'evoluzione naturale). Il sangue è un liquido, e l'ossigeno (gas atmosferico) per esser trasportato in modo innocuo nel sangue deve essere legato a una molecola solubile. L'elemento che lega l'ossigeno attivo nel sangue è il ferro. Ma non un ferro qualunque. Perchè anche il ferro minerale è tossico e deve non legare troppo forte l'ossigeno per scambiarlo con i tessuti.
Un ferro idoneo quindi lo riscontriamo incapsulato in una molecola chimica adatta a renderlo solubile, non tossico, e flessibile con l'ossigeno. Questa molecola è chiamata porfirina, e il complesso ferro-porfirina è chiamato eme.
Il gruppo eme è fabbricato nei globuli rossi (cellule che trasportano l'ossigeno nel sangue e rese rosse proprio dai gruppi "eme" in esse impacchettati). Questa fabbricazione è altamente complessa e richiede molto impegno metabolico per essere costruita. Ecco dunque che negli animali superiori la capacità di riciclo dell'eme è altamente sviluppata. I globuli rossi in fase di formazione sono capaci di assorbire il gruppo eme circolante tal quale, derivante ad esempio da un'emorragia interna o dall'alimentazione.
Il gruppo eme che deriva dall'alimentazione altro non è che il sangue cotto nella carne assunta come alimento.
Ragionando a grandi linee sui metabolismi di erbivori e carnivori, possiamo osservare che mentre i primi sono prevalentemente prede che hanno un'alimentazione lenta ma pressochè continua, i secondi sono predatori con un'alimentazione rapida concentrata in pochi pasti. In modo interconnesso al metabolismo, i primi dormono pochissime ore al giorno (dubbi permangono sul loro raggiungimento di un sonno profondo fase 4 e la qualità della fase rem) mentre i predatori dormono anche per 15-18 ore al giorno
Gli onnivori sono una via di mezzo. Sia nel metabolismo che nel sonno.
In linea di massima dal punto di vista metabolico, gli erbivori sono più predisposti a sintesi lente e continue (eme compreso). Mentre i carnivori hanno sviluppato metabolismi più spicci, puntando al "recupero", proprio derivante dalla loro fonte alimentare.
Ma il gruppo-eme ha risvolti anche sullo sviluppo delle capacità intellettive. Infatti le strutture cerebrali superiori (corteccia) negli erbivori sono meno sviluppate che nei carnivori-onnivori.
Questo perchè la vita della preda è pressochè focalizzata nella ricerca di un cibo "facile da catturare", e darsi alla fuga al minimo segnale sospetto di predatori senza troppe riflessioni. Al contrario i carnivori-onnivori, hanno necessità di pianificare strategie complesse per catturare il loro cibo (le prede erbivore). E per questo la loro corteccia è molto più sviluppata rispetto agli erbivori.
Dopotutto il grado di intelligenza che separa una pecora da un cane e un cane da un uomo è facile da intuire (il grado di intelligenza tuttavia non va confuso con la volontà ad usarla).
Abbiamo visto sopra come in natura, pur partendo da antenati comuni, parallelamente siano comparsi dapprima grossi erbivori, poi grossi carnivori, infine gli ominidi.
Sembra plausibile quindi dal punto di vista zoologico evolutivo, che l'apporto di alimentare di substrati nutritivi (gruppo-eme) già pronti e serviti con la dieta al metabolismo, vada di pari passo con lo sviluppo delle attività cerebrali superiori (articolo: Consumo di carne ed evoluzione umana).
Ricordiamo infine anche che il ferro contenuto negli alimenti vegetali, per quanto ne siano ricchi, è in uno stato di ossidazione scarsamente assorbibile dall'intestino, nonchè legato a complessi molecolari (fitati) che ne impedisce la conversione ossidoriduttiva adatta al medesimo assorbimento intestinale.

Proteine nobili (aminoacidi essenziali)
Ciò di cui siamo costituiti sono tanti mattoncini chiamate cellule. Le cellule hanno caratteristiche comuni, ma tutte specializzate in funzioni e forme diverse. Un pò come le scarpe che usiamo: hanno tutte le stessa architettura ma la forma cambia a seconda dell'uso. Per cui ci sono ciabatte, scarpe da ginnastica, mocassini, stivali, scarpe da scii, pinne, etc.
Così le cellule si sono specializzate in nervose (neuroni), digerenti (enterociti, epatociti...), respiratorie (pneumociti...). Più cellule dello stesso tipo formano tessuti. Più tessuti di cellule diverse formano organi. Più organi formano un apparato. Più apparati costituiscono un organismo (in questo caso animale).
Ma andando a ritroso, di cosa sono costituite le cellule?
Ebbene troviamo 5 famiglie di molecole dette "organiche". Esse sono altrettanto variegate in forme e funzioni. E sono zuccheri (carboidrati), grassi (lipidi), acidi nucleici (DNA), proteine (protidi), complessi vitaminico-minerali.
Gli attori principali della cellula però sono le proteine. Sono queste molecole ad avere parte attiva nell'ambiente cellulare in quanto in grado di trasformare (attività enzimatica) se stesse e le altre molecole organiche generando un metabolismo (trasformazione di energia in materia e materia in energia) vitale.
Ebbene andando ulteriormente a ritroso per le proteine, a costituirle ci sono gli aminoacidi: circa 20 tipi diversi di mattoncini che affiancati in diverso numero e disposizione danno vita alle proteine.
Non tutti i mattoncini possono essere creati dalla cellula. Alcuni hanno bisogno di essere assunti dalla dieta. E sono detti essenziali. Altri non possono essere prodotti in quantità sufficiente e sono detti semi-essenziali.
Più una proteina è ricca di aminoacidi essenziali, più è definita nobile.
Ebbene le fonti alimentari più ricche di aminoacidi essenziali, e nelle giuste proporzioni per il fabbisogno metabolico, sono quelle di origine animale.
Ciò per una logica ragione.
La carne infatti, è muscolo. E il muscolo è costituito pressochè di proteine nobili. Quindi per lo stesso motivo che per l'assunzione di eme, con la carne si assumono i principi proteici (aminoacidi) tal quali pronti per essere usati nel metabolismo (gli erbivori ricavano aminoacidi essenziali invece ricavandole dalle proteina batteriche tramite complessi enzimatici talvolta assenti nei carnivori).
Latte e uova invece sono alimenti prodotti dalle femmine riproduttrici appositamente completi dal punto di vista nutrizionale, in quanto destinati a nutrire da soli per lunghi periodi il nascituro, e quindi ricchi di ogni costituente per la sua crescita.

Colesterolo
Il colesterolo è un lipide (grasso) basilare della membrana che circoscrive ogni cellula. Senza colesterolo qualsiasi cellula sarebbe altamente instabile, e per questa sua funzione ne sono particolarmente ricchi i tessuti muscolari e un pò tutti gli alimenti di origine animale. Ne sono scarsissimi invece i prodotti di origine vegetale. Il colesterolo è anche molecola di partenza nella produzione di tantissimi ormoni endogeni fondamentali, come i corticosteroidi (che regolano il metabolismo in genere) e gli ormoni sessuali (sia maschili che femminili).
Il colesterolo è autoprodotto dall'organismo in perfetta sincronia con l'assunzione alimentare. Più se ne assume, meno viene prodotto.
Lo stile di vita quindi influisce in modo straordinario sulla sua produzione regolare. Uno stile di vita sedentario con dieta troppo ricca di alimenti di origine animale, tipico della società occidentale, è sconsigliato poichè l'accumulo di un certo tipo di colesterolo può ostruire le arterie predisponendo a infarti (alla peggio cardiaci o cerebrali). Ma non è che una dieta povera di colesterolo toglie ogni rischio. Perchè comunque l'organismo lo produce, e se c'è sedentarietà vi può essere ugualmente rischio di ostruzione: anche con valori nella norma. Semplicemente perchè lo scarso esercizio fisico rende anelastiche le pareti vasali, e la rete capillare stagna. 
Purtroppo il sistema economico occidentale basato esclusivamente sulla finanza, punta non a informare sulla corretta gestione del colesterolo (ottimizzazione dell'esercizio fisico per una sano fisiologico bilanciamento della sua produzione e consumo), ma informano per una sua gestione scorretta e sleale. Gestione basato cioè sul controllo alimentare, che talvolta lo altera con diete squilibrate (artificiali e artificiose) o alla peggio con molecole farmacologicamente attive ad effetto paradosso tra l'uso acuto (sui brevi periodi di somministrazione) e il cronico (sui lunghi periodi di somministrazione), e mai prive di consistenti effetti collaterali incontrollabili visto l'enorme influenza sulle molteplici reazioni biochimiche a cascata cui è protagonista il colesterolo.
Si punta a somministrare la cura medica contro il colesterolo (verso cui, lo voglio ancora sottolineare, è impossibile andare contro) piuttosto che prevenire il suo squilibrio con un corretto stile di vita, ovviamente perchè i ritorni economici alle lobby di potere generate dalla vendita della prima soluzione sono colossali, mentre pressochè nulli con l'attuazione della seconda soluzione.




Dal punto di vista etico 

La sensibilità ecologista è il movente più nobile che può vincolare le scelte alimentari.
Può, e deve.
Perchè qualsiasi specie animale per alimentarsi interviene nell'ecosistema, e il suo intervento deve essere razionale per evitare un danno tale all'ambiente da precludere ogni futuro sostentamento nutrizionale. Il nutrimento è vincolato alla preservazione dell'ambiente medesimo da cui deriva.
Ora. Gli animali si nutrono con estrema razionalità (sulla razionalità animale, vedi capitolo Studio interdisciplare: 1.2 Questione di metodo). Ed attuano una economia nel procacciamento del cibo equilibrata con l'ecosistema in modo preciso.
Per cause più o meno note invece, l'uomo, animale più evoluto dal punto di vista razionale, attualmente nella sua struttura sociale paradossalmente non lo fa.
L'uomo a causa di una produzione alimentare fuori ogni regolamentazione logica dal punto di vista nutrizionale ed ecologica, sta distruggendo l'ambiente in cui vive.
Tale produzione illogica e incontrollata di alimento è nata da quando l'economia dell'uomo è divenuta finanziaria, ossia vincolata esclusivamente alla produzione di denaro. Rimandando ad altra analisi gli aspetti storico-antropologici di questa evoluzione dell'economia umana (vedi Contro la crisi: la rivoluzione degli ordini professionali), addentriamoci nella giustificazione di scelte alimentari sulla base di coscienze ecologiche.

Il maltrattamento animale è un fenomeno inevitabile nei moderni allevamenti collaudati dall'economia finanziaria. Questo perchè il fondamento dell'economia finanziaria presuppone che si debba raggiungere il massimo profitto nel minor tempo e spazio possibile. Così avviene a livello di politica economica nel settore industriale (settore secondario) sviluppatosi di pari passo con l'economia finanziaria. E purtroppo così è stato applicato successivamente anche al settore agricolo-zootecnico (settore primario).
Per superare le prestazioni produttive naturali soddisfacendo le esigenze di mercato, agli animali sono stati imposte condizioni di stabulazione, ritmi biologici, trattamenti farmacologici, tecniche di trasporto e macellazione che con ogni evidenza stravolgono il loro benessere naturale.
Le normative legislative in tema sono rigorose dal punto di vista tecnico ed etico. Ma attuarle ed osservarle è altamente difficile se non impossibile (vedasi normativa sul trasporto animale). E ciò è paradossale alla radice. Perchè le finalità d'allevamento e le finalità legislative dal punto di vista pragmatico, richiedono condizioni opposte. Allora può emergere persino il legittimo sospetto che tali normative, come spesso accade per tanti settori sociali, siano solo deterrenti di facciata per l'opinione pubblica.
Gli allevamenti animali in pochi decenni sono divenuti da estensivi (a conduzione famigliare per i consumi locali) a intensivi (a conduzione societaria per i consumi nazionali-internazionali). Le realtà a conduzione famigliare che ancora sopravvivono sono diventate soccide dove gli allevatori offrono strutture e manodopera con contratti di produzione prestabiliti.
Quindi non è più l'esigenza dei fabbisogni locali a dettare i ritmi di produzione, ma il mercato globale del profitto finanziario.
Il prodotto animale, come ogni altro prodotto industriale, è merce di scambio destinata alla formazione di surplus al fine di ottenere una forbice dei prezzi determinata dalla distinzione tra bassa e alta qualità. Esiste una bassa qualità e un'alta qualità della carne, del latte, delle uova, del miele, delle pelli. Così come di ogni cosa nel mercato globale dell'economia finanziaria.
E' la coesistenza di bassa e alta qualità a garantire la formazione di profitto da valore aggiunto. Il valore aggiunto è fittizio: serve a giustificare l'introduzione del valore-non-aggiunto della bassa qualità. Perchè è la bassa qualità che indirettamente valorizza finanziariamente l'alta qualità.
Per vocazione creativa naturale l'uomo sarebbe già di per sè spinto a produrre ogni cosa al meglio, secondo la naturale alta qualità. Ma poichè per altrettanta vocazione naturale il suo animo è spinto dalla vanità di riconoscersi superiore ai propri simili, con l'invenzione del mercato finanziario egli ha scelto la via del profitto prodotto dal valore aggiunto, per gratificare l'atavica suprema vanità di riconoscersi ricco tra poveri. Questa via è stata intrapresa in età contemporanea, dopo che le armi si sono evolute in armi di distruzione di massa su scala globale. Per cui l'unica arma plausibile per raggiungere tale predominanza sui propri simili al pari armati con armi di distruzione di massa, è il denaro. 

La scelta di un'alimentazione vegetariana-vegana, se vista come strategia che si prefigge la vittoria sul sistema di produzione intensivo boicottando stile "embargo" i prodotti di origine animale, può essere vittoriosa se condotta con determinati presupposti e ambizioni.
Non sarà mai vittoriosa inventando di sana pianta e difendendo con osservazioni pseudo-scientifiche la tesi che i prodotti di origine animale, anche quando consumati con razionalità, nuocciono la salute. Oggi ci si può imbattere in laureati in medicina che in nome di fedi vegane tacciano il "latte materno" come pericoloso per il neonato. In campioni sportivi che con viso emaciato difendono il vegetarismo, però con alle spalle professionisti nutrizionisti che calibrano loro giornalmente una dieta vegetariana di ottima qualità. E magari talora supportata da integratori commerciali con ingredienti di origine animale.  Ci sono correnti mediche che sottoscrivono la cancerogenicità (predisposizione a tumori) della carne cotta indotta dagli idrocarburi che in essa si formano con la cottura, senza tener conto che la stessa predisposizione è indotta anche alle verdure cotte con le medesime procedure. Ci sono proprietari vegani di cani e gatti condannati per maltrattamento animale per aver causato patologie ai loro animali conducendoli con la loro stessa dieta. Ci sono forme di attivismo vegano che adottano strategie di coercizione psicologica tipiche del terrorismo integralista, discriminando chi si nutre di carne accusandoli di essere assassini; mentre contemporaneamente si vantano di essere animalisti e di agire così per amore degli animali. Senza rendersi conto per lo stesso criterio di giudizio risulterebbero assassini anche leoni, lupi, gatti selvatici... 
Purtroppo, lo scontro sociale che deriva da queste mistificazioni della realtà, pur in nobile fede per difendere giuste cause, è un ostacolo enorme alla formazione di una coscienza collettiva universale per l'identificazione di soluzioni vere (reali) a problemi veri (reali).


Per gli aspetti evoluzionistici e biochimici visti sopra, abbiamo già appurato che è estremamente pericoloso per la salute umana escludere categoricamente e perennemente alimenti di origine animale nella dieta umana. Ma altrettanto pericoloso per la salute umana ne è l'abuso. E tale pericoloso abuso è ignobile se giustificato solo da una produzione finalizzata al profitto (denaro), contro l'etica e l'ecologia.
La soluzione realistica per un allevamento animale globale che garantisca all'uomo una  normale  dispensa alimentare, bandendo il problema del maltrattamento, è tornare a un allevamento estensivo locale razionale con fabbisogni e consumi reali. 
Con l'allevamento intensivo legittimato dall'economia di mercato finanziario, si produce troppo e si consuma male
Produrre troppo significa come abbiamo visto soddisfare i principi dell'economia di mercato finanziario (creare surplus). Ma non solo. Significa spreco di territorio, spreco di energie, e spreco di sacrificio animale. Per assurdo, adottando un idoneo consumo di carne, controllando le nascite in una popolazione umana e senza controllare le nascite in una popolazione animale allevata allo stato brado, con buona approssimazione basterebbero le morti naturali nella popolazione animale per soddisfare nella popolazione umana le esigenze alimentari di origine animale: l'uccisione prima della macellazione diventerebbe probabilmente un'esigenza sporadica.






Consumare male significa che ci si ritrova davanti da un lato a pochi prodotti di alta qualità a prezzi altissimi (consumati dai pochi ricchi) e dall'altro lato prodotti di bassa qualità in eccesso a basso costo (consumati dai poveri).
E' d'obbligo ora togliere ogni fraintendimento sulla bassa e alta qualità. Nel caso della carne ad esempio, non ci si riferisce ai tagli di prima o seconda scelta. Perchè la carne di un animale al di là delle caratteristiche organolettiche dei vari tagli, ha pressochè sempre la stessa struttura qualitativa dal punto di vista nutritivo. Nel caso del latte, il latte prodotto delle bovine da latte rustiche ha caratteristiche organolettiche e nutrizionali non rinvenute nel latte alta qualità delle moderne "blup" (bovine da latte ad alta produzione). E infatti, una blup produce latte in quantità 3-4 volte maggiore di una bovina rustica (40-60 kg invece che 10-15 kg). 
L'alta qualità è intesa qui come il prodotto fresco o conservato in modo naturale tale da poter essere consumato con le caratteristiche il più vicino possibile al prodotto fresco naturale.
La bassa qualità è invece il prodotto trasformato e lavorato al fine di consentirne trasporti su lunghi tragitti e conservazione per lunghi periodi. Questa lavorazione fa perdere le proprietà nutritive del prodotto, o lo modifica in modo strutturale tale da comprometterne l'assimilazione, se non addirittura renderlo nocivo alla salute con assunzione acuta o cronica.
Una produzione equilibrata con il reale fabbisogno alimentare, rispettando territorio, energie, e benessere animale, oggi con moderne tecnologie anch'esse ecocompatibili è possibile.
Ma non si fa. Perchè l'impalcatura economico finanziaria è una struttura consolidatissima alla base: la mentalità della popolazione.

Le soluzioni errate per far fronte alla problematica del benessere animale in allevamento (boicottaggio alimentare o altre azioni eversive verso produttori e consumatori) derivano proprio da una mentalità inamovibile dal sistema "denaro".
Spegnere un falò con un bicchiere d'acqua è sforzo inutile, eppure è quello che si sta tentando. Eliminare invece la legna che lo alimenta prevede sforzo pari a zero. Ma non lo si fa. Perchè è necessario prima un lavoro intellettuale enorme per due cose. Primo capire il significato di quel falò, e secondo diventare consapevoli che eliminare un inutile falò non significa privarsi della possibilità di fare fuoco.
Il falò è il sistema economico finanziario. Il bicchiere d'acqua rappresenta le soluzioni insignificanti per contrastare effetti disastrosi che non eliminano il movente. La legna è il denaro. E fare fuoco è la capacità intellettuale di concepire economie money-free di conduzione delle comunità umane (oggi dette alternative, mentre alternativa in realtà è quella artificiosa attuale collaudata negli ultimi secoli dall'applicazione finanziaria dell'invenzione denaro. Invenzione relativamente recente nella Storia dell'Umanità).


,, La soluzione realistica per un allevamento animale che garantisca una normale dispensa alimentare, mettendo al bando il problema del maltrattamento animale, è tornare a un allevamento estensivo locale razionale con i fabbisogni e i consumi reali, e ciò è possibile solo ed esclusivamente in una società non regolata da un'economia di tipo finanziario.Ciò sarà possibile solo con una nuova coscienza collettiva (vedi Contro la crisi: la rivoluzione degli ordini professionali) ,,





70.   Tutti sanno che è meglio un giorno da leoni che cento da pecore. 
Pochi tengono conto che i leoni dormono quindici ore al giorno mentre le pecore tre.